L'immaginazione, atrocemente accesa dai crimini di Parigi, va avanti da sola, crea immagini agghiaccianti, inventa scenari apocalittici: è un meccanismo comprensibile, la fantasia avanza scatenata verso il peggio, si spaventa e s'inoltra sempre più nel buio. Però bisogna mantenersi calmi e lucidi, tornare con i piedi per terra, valutare ciò che accade senza farsi travolgere dal panico. La cosa migliore per ridare ordine ai pensieri è passare una mezz'ora nel mercato che ogni venerdì si allunga contro la recinzione della grande moschea, sotto Forte Antenne. Passeggiare tra i banchi che vendono coloratissimi dolcetti arabi, magari mangiare un buon piatto di couscous e fare due chiacchiere con i musulmani che vivono a Roma e pregano nella moschea può farci recuperare un po' di serenità e persino un briciolo di ottimismo. Qui la gente è tranquilla, non si respira nessuna atmosfera arroventata, tutt'altro: "Io mi sento italiana anche se sono nata e vissuta per tanto tempo in Marocco", mi dice la signora che mi porge un delizioso quadratino al miele. "I miei figli sono nati qui, frequentano le scuole italiane, hanno amici romani e si sentono in pace con tutti, come me. Bisogna che i romani si ricordino che in tutti questi anni non c'è mai stato un episodio di violenza, nessuno ha compiuto omicidi o reati in nome di Allah, qui rispettiamo tutti la legge e siamo riconoscenti al paese che ci ospita e che ci ha dato una nuova occasione di vita, che ci fa lavorare".
Ascolto e subito mi sento più calmo, la fantasia galoppante e inquieta si placa, mastico piano e mi rilasso. È vero, è sempre possibile che ci siano due pazzi nascosti in un appartamento in qualche quartiere periferico pronti a scatenare l'inferno, ma questa possibilità non si è mai trasformata in realtà, abita nella nostra ansia più che nella verità. Cammino lungo il mercato: la prima parte, quella più vicina all'ingresso della moschea, è occupata da banchi regolari, vendono soprattutto cose da mangiare, ma anche cd di musica, libri, stoffe, vestiti. La seconda parte del mercato, invece, è completamente abusiva, il marciapiede è quasi interamente occupato da ogni tipo di merce usata: scarpe, cappelli, phon, bambolette, caricabatterie, cornici, camicie, lampade, impianti hi-fi, pantaloni, radioline - una sorta di discarica delle merci che ancora provano a rimettersi in circolazione, un canto di miseria e di speranza. Qui i musulmani sembrano provenire soprattutto dai campi nomadi e quell'infinità di robaccia sembra risorgere dal ventre dei cassonetti.
Tornando indietro incontro Zaid Trabelsi, grandissimo suonatore di oud, una delle colonne dell'Orchestra di Piazza Vittorio. Tiene per mano la sua bambina, "italiana, musulmana, tunisina, romana", e anche lui mi sembra sbigottito di fronte alla nuova catena di omicidi. Mi racconta che nella comunità islamica ci sono molti dubbi su come siano andate realmente le cose, su chi manovra i pupazzi assassini: "A molti musulmani sembra incredibile che due persone militarmente così agguerrite, così determinate ad uccidere, abbiano poi dimenticato la carta d'identità in macchina. Mah, qualcosa non torna". Gli faccio notare che però l'Is senza alcuna ombra di dubbio massacra tanti poveri innocenti, soprattutto altri islamici, curdi, sciiti, e lo stesso fa Boko Haram in Nigeria, barbaramente, e che non ci si può sempre nascondere dietro l'idea del complotto israeliano o americano. "È vero, - ammette - ma già il profeta Maometto aveva previsto che un giorno sarebbe apparso un gruppo impazzito pronto a oltraggiare la nostra religione ammazzando e bestemmiando il bene. Ogni religione può produrre al suo interno manipoli di folli, deliri malati, ma l'Islam è pacifico, vuole solo portare tra la gente ordine e pace".
Oggi lo ha ribadito con chiarezza anche Hassan Zeinah, l'imam egiziano della moschea, alla fine del suo sermone, poche parole ma che dovrebbero suonare estremamente rassicuranti per chi è traversato da timori e tremori: "Fratelli e sorelle, seguiamo questi nobili insegnamenti nella nostra vita quotidiana, in cui ogni atto di violenza è condannabile di per sé. Il messaggio dell'Islam è un messaggio di pace, concordia, solidarietà e coesione sociale. L'Islam è una religione all'insegna della misericordia, dell'amore e non della violenza". Così cammino, mi fermo, mangio, ascolto e penso che a ogni romano farebbe bene trascorrere un po' di tempo qui fuori della moschea, per dare una forma reale ai suoi pensieri, per continuare a credere che si può vivere insieme agli altri senza paura. Gli uomini e le donne di buona volontà ci sono ovunque, per fortuna.
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